Rottweiler, un tempo chiamato Rottweiler Metzgerhund (cane da macellaio della città di Rottweil) e oggi il “Rott” dai suoi appassionati, possiede il tipo del cane da bovaro al più alto livello di perfezione. Sarebbe un discendente abbastanza diretto dei famosi mastini del Tibet, descritti da Marco Polo nel XIII secolo.

Questi molossi erano comunque già ben noti ai Romani che li utilizzavano come guardiani per gli accampamenti militari durante le campagne; con le legioni romane sarebbero giunti in Germania e in particolare a Rottweil, sede di una importante guarnigione, nel Wurtemberg. Qui, con l’andar del tempo, i Molossi dei Romani finirono per incrociarsi con i cani da bestiame locali, fino a produrre la razza che oggi conosciamo e che ha preso nome proprio dalla città di Rottweil. Il Rottweiler è considerato uno dei cani più potenti e forti del mondo.

Il Rottweiler fino negli anni 30, era praticamente sconosciuto fuori della Germania, ed è stato necessario aspettare gli anni 60 per il suo effettivo insediamento in diversi paesi del mondo, ma soprattutto nei paesi anglosassoni, paesi rinomati per la loro influenza sulla notorietà delle razze. Un’enciclopedia pubblicata nel 1971, riferiva che, con 400 nascite all’anno negli Stati Uniti e 200 in Gran Bretagna, il Bovaro Tedesco si era ormai “assicurato la sopravvivenza”. In Francia i primi esemplari sono comparsi negli anni 70.

Il Rottweiler deriva dal “mastino” e si tratta di un cane “di razza robusta”. direttamente disceso dai Molossi, allevati per il combattimento e per la guerra, ma che fu adibito a compiti più pacifici, per i quali erano indispensabili un coraggio a tutta prova e una fermezza unita a una certa abilità. Questi compiti erano la conduzione dei bovini tanto in fattoria quanto per strada o accanto ai macellai. Se questa componente ereditaria molossoide fu predominante nel cane, a motivo del lavoro richiesto, nuove esigenze sorte successivamente (mobilità, ricettività dell’addestramento ecc.), hanno richiesto l’incrocio con razze da pastore e che, alla fine, sono riusciti a modificare l’aspetto di questo cane.

Tuttavia, anche se il Bovaro Tedesco è stato trascurato nel corso dei secoli (non lo si trova dipinto da un artista famoso, né sotto forma di statua, né descritto da qualche grande scrittore), non sarebbe corretto concludere sostenendo che le sue origini siano indeterminate ed oscure. I suoi antenati sono conosciuti e, anche celebri. Essi sono i molossi romani, certo non i “Canes Pugnaces” che venivano lanciati contro le fiere nell’arena o contro i barbari, ma quelli che custodivano e guidavano gli armenti al seguito degli eserciti, ossia, i “mastini”. La parola mastino deriva dal latino “mansuetus” addomesticato. Gli antenati del Rottweiler erano molossi addomesticati. Naturalmente, questi erano capaci di fare la guardia agli accampamenti, funzione che in effetti assolvevano. Prima di lanciarsi all’assalto delle primitive e turbolente tribù della Germania, le legioni romane colonizzarono l’Elvezia e costruirono una rete di vie di comunicazione attraverso l’intero paese. Partendo dal passo del San Gottardo, una di queste raggiungeva, dopo aver superato il valico della Furka, l’attuale cantone di Berna e l’Entlebuch; un’altra si dirigeva verso nord attraverso l’Argovia e Sciaffusa, una terza piegava a est verso l’Appenzell. Tramite questi nomi, si ritrovano le regioni note per essere state la culla di 3 dei 4 Bovari Svizzeri, il Bovaro del Bernese, il Bovaro dell’Entlebuch e il Bovaro dell’Appenzell. Questi cani, certo, sono sensibilmente diversi dai Rottweiler, ma un occhio esperto può trovare numerosi punti comuni. Quanto al 4° Bovaro Elvetico, il Grande Bovaro Svizzero, non gli è stata attribuita una denominazione geografica più precisa a motivo della sua diffusione molto più ampia ed è d’altronde il Bovaro elvetico che più si avvicina al Bovaro Tedesco. Mentre diverse stirpi si insediavano, i Romani proseguirono oltre. In particolare, essi stabilirono un vasto accampamento militare permanente a Rottweil (nell’attuale Baden-Wurttemberg), utilizzato per controllare gli irrequieti Germani al posto di colonizzarli. E’ dai cani da bovaro di quell’accampamento che discende il Rottweiler.

Nel Medioevo la città imperiale di Rottweil divenne un centro commerciale importante, che richiamava gente non solo dall’area svizzera, ma anche da luoghi più lontani, come dalla Francia o dall’Ungheria. Non meraviglia, quindi, che i commercianti di bestiame e i macellai abbiano formato solide corporazioni a Rottweil e che, nella regione, i Bovari si siano moltiplicati. Infatti, a partire dal XVIII secolo, quando la città raggiunse l’apice della prosperità e ricchezza, i cani da macello di Rottweil avevano raggiunto una certa fama. Anche se non destarono un enorme interesse negli appassionati di cani tanto che il grande naturalista A. F. Brehm, nonostante abbia descritto numerosi tipi di cane del suo tempo, non abbia mai citato i cani di Rottweil. Soltanto Richard Strebel, in un’opera pubblicata a Monaco di Baviera nel 1905, “Die Deutscher Hunde und Ihre Abstammung” (Il Cane tedesco e la sua genealogia), li ricorda rapidamente. Questo grande appassionato di molossi collega il Rottweiler Metzgerhund ai bovari Svizzeri, benché lo consideri come un anello tra questi ultimi e i Bovari della Baviera, ai quali il riconoscimento come razza è stato accordato soltanto per la varietà a pelo duro (lo Schnauzer Gigante). Come numerosi altri cani da bovaro, anche quello di Rottweil avrebbe potuto non comparire mai sulla scena cinofila. Nel 1900, nella stessa città di Rottweil, non fu possibile trovare che una sola cagna degna di rappresentare il tipo locale, per il semplice motivo che là, come del resto in Francia o in Inghilterra, il trasferimento su strada di grandi armenti apparteneva ormai al passato, poiché intralciava una circolazione sempre più intensa, e che al suo posto era subentrato quello per ferrovia.

Quanto alla città di Rottweil, non attirava più i commercianti; in poche parole, la razza di un tempo famosa, rischiava di scomparire per sempre. Fortunatamente, agli inizi del secolo, alcuni intenditori risoluti, fondarono un club della razza e si affrettarono per definire uno standard, che fu riprodotto nel 1904 nella monumentale opera “Le razze di cani” del conte di Bylandt.